Una palla di fuoco a 4mila gradi che sfreccia a 32mila km l'ora fino al dolce splash down della navetta Orion tra le onde dell'oceano Pacifico che schizzano le telecamere: ecco lo spazio come non l'abbiamo mai visto, ovvero ecco il rientro dallo spazio sulla Terra come non era mai stato ripreso finora e come l'abbiamo sentito raccontare da Luca Parmitano e come ce lo racconterà Samantha Cristoforetti.
Un video destinato a entrare nella storia e già al top della classifica della Nasa. Avrebbe fatto comodo, il fiammeggiante filmato, anche al regista Alfonso Cuaròn per il film Gravity, oltremodo realistico proprio perché intarsiato con filmati originali dell'ente spaziale statunitense.Sul sito della Nasa, con giustificato orgoglio, campeggiano ale immagini e il video del rientro dallo spazio della navetta Orion: la mssione risale al 5 dicembre, ma solo adesso è stato completato il montaggio delle riprese mozzafiato. A bordo, nel prototipo della navetta che dovrà portare i primi uomini su Marte, non c'era alcun carico, a parte un osso di dinasauro T-Rex, le poesie di Maya Angelou e un file audio con la suite “I pianeti” di Gustav Holst (un assortimento che solo gli americani...), ma la funzione degli occhi degli astronauti è stata svolta da speciali telecamere costruite in modo da sostenere il terribile impatto con l'atmosfera.
LA CADUTA
E adesso le spettacolari immagini del rientro, mai così complete e articolate, anche durante le fasi più dure della “caduta” della navetta, sono al vaglio degli scienziati della Nasa. Sono persino angoscianti, nella prima parte: non sono effetti speciali, non sono ricostruzioni al computer, è la realtà che ci scorre davanti con quelle scie purpuree causate dall'immenso calore della navicella che si fa largo nell'atmosfera venendo risucchiata dall'attrazione terrestre dall'altezza di 5.800 km. Dal rosso carminio all'arancione sullo sfondo cupo del nero assoluto (il colore dello spazio, raccontava Parmitano): sfila davanti agli occhi tutta la gamma cromatica dell'Impressionismo che poi si stempera via via in un giallo persino tenue, delicato. Si esce dalla paura (e quelli della Nasa hanno azzeccato anche la colonna sonora) solo quando si rivede il blu, poi l'azzurro e il celeste dalla atmosfera. Ma ancora non si respira mentre scorrono i centesimi di secondo del timer in sovrimpressione. La tensione si allenta quando, sì quello è il cielo che vediamo noi terrestri, quelle sono le nuvole. E poi la velocità cala, e poi si aprono i tre grandi paracadute biancorossi: le onde del Pacifico sono là sotto, morbide.
Orion è il primo veicolo americano capace di trasportare uomini nello spazio da quando è andato in pensione lo Shuttle. Durante il test durato circa 4 ore e mezza, Orion ha completato due orbite intorno alla Terra all'altezza di 5.800 km (la stazione internazionale spaziale orbita a 400 km). Il rientro è avvenuto alla velocità di 32.000 ...
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